Amuneke e Ken Saro-Wiwa: incroci paralleli. Appuntamento con la storia

credit immagine: pxhere.

Emmanuel Amuneke (o Amunike, come lo chiamano in tanti) e Ken Saro-Wiwa, due “eroi” nazionali della Nigeria, due esistenze parallele che, in un preciso intervallo cronologico e in maniera davvero sorprendente, il destino ha chiamato agli stessi appuntamenti con i luoghi e con il tempo.

Emmanuel Amuneke

Amuneke è un calciatore di grande livello, vincitore di 5 campionati (1 nigeriano, 2 egiziani, 2 spagnoli) coppa e supercoppa del Portogallo, 2 coppe di Spagna, 1 coppa dei campioni e 1 supercoppa africane, 1 coppa delle coppe e 1 supercoppa uefa, 1 coppa d’Africa, 1 oro olimpico, migliore calciatore africano del 1994 per la federazione e del 1996 per la BBC.
E’ la primavera del 1994, Emmanuel rende onore alla Nigeria siglando la doppietta decisiva nella vittoriosa finale della Coppa d’Africa. Mentre Amuneke si gode il trofeo, il dissidente Saro-Wiwa viene arrestato.

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Ken Saro-Wiwa

Ken è un fine intellettuale, autore di capolavori come “Sozaboy” e “Foresta di fiori”. Onora anche lui il suo paese, la Nigeria, lo fa denunciando gli interessi particolari che stanno depredando la sua terra. Punta il dito contro le compagnie petrolifere e il governo connivente. Urla che la metà dei guadagni delle multinazionali deve restare nella terra che ha custodito per tanto tempo quell’oro dal colore torbido come gli affari che lo circondano. Soldi che devono diventare scuole, ospedali, teatri. Smuove le coscienze, scrive, non tiene la bocca chiusa, non si nasconde. Ken ha il dono della parola e fa paura.

USA 94

Nell’estate dello stesso anno, quando Emmanuel gonfia le reti dei mondiali a stelle e strisce, il presidente statunitense Clinton mette in moto la diplomazia per restituire la libertà allo scrittore. Usciranno sconfitti, tutti e due. La rete di Emmanuel negli ottavi contro l’Italia è vanificata dalla rimonta di Roberto Baggio, mentre la politica nigeriana è sorda a qualsiasi appello e Ken continua a subire le torture dei carcerieri.

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Una gioia strozzata


E’ il 10 novembre del 1995. Un gol di Amuneke consegna un altro trofeo al Paese, la Coppa delle Nazioni Afro-Asiatica. Sugli spalti ci sono anche il Presidente nigeriano e quello della FIFA. Due trionfi in due anni, nelle strade di Lagos la gioia è grande. Ma i suoni e i rumori della festa sono flebili bisbigli al confronto con i sussurri della gente. 
“E’ morto, Ken è morto!” 
Lo hanno ucciso al quinto tentativo d’impiccagione. Il boia non riusciva a fare per bene il nodo scorsoio. 

Incroci paralleli

E’ il 1996. Le “Super Aquile”, probabilmente la generazione di calciatori più forte che la Nigeria abbia mai conosciuto, completa uno strepitoso trittico, portando a casa l’oro olimpico. Neanche a dirlo, in terra americana è Emmanuel a segnare il gol decisivo. Contemporaneamente e all’interno dei medesimi confini, un avvocato fa causa alla compagnia petrolifera Shell, accusandola di essere corresponsabile nell’esecuzione di Ken.
Quell’anno il Barcellona sborserà 3,6 milioni di dollari per assicurarsi le prestazioni di Amuneke. Qualche tempo dopo, Shell ne sborserà 15,5 per patteggiare al processo. Oggi Amuneke insegna ai giovani nigeriani come si diventa veri calciatori, mentre Ken Saro-Wiwa, attraverso le sue immortali parole, insegna ai ragazzi di tutto il mondo come si diventa veri uomini.

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