Diciotto anni senza Marco Pantani

credit immagine: Marco Pantani .

Diciotto anni sono un’età importante, sono quelli in cui finisce la scuola, si prende la patente, si può bere alcol e tornare tardi la sera, diciotto anni sono quelli che ti permettono di votare, volendo di sposarti e poter viaggiare per il mondo senza limitazioni, i diciott’anni sono quelli in cui si diventa maggiorenni.
Anche gli oggetti invecchiano, una macchina di diciotto anni perde valore in attesa di prendere quello d’epoca, un vino di diciott’anni se ben conservato vale tantissimo, dei vestiti di diciott’anni si definiscono vintage, mentre un dispositivo elettronico se ancora funzionante diviene obsoleto.
Può invece diventare maggiorenne una sensazione?
L’odio passa, è il sentimento più brutto che proviamo ma si affievolisce con il tempo, l’amore cambia e, o evolve o diminuisce ma non è più come i primi momenti, l’amicizia si rafforza diventa fratellanza, la delusione si perde tempo e quel ricordo spesso può tramutarsi in un amaro sorriso, ma invece può passare un dolore?

Diciotto anni di dolore

Un dolore di diciott’anni è un qualcosa di unico e particolare. L’esempio più immediato a cui la mente può collegarsi è la perdita di un amico o di un familiare. Una presenza che ci si porta seco con costanza nella quotidianità e che il tempo che passa mitiga in superficie e rafforza nel profondo, come una patina di fuliggine che va a posarsi su un lato del cuore e resta distesa lì quasi dimenticata, in un posto lontano dove nessun balsamo del tempo può rimuoverla.
Ci si trova così a far sgorgare fuori discorsi con ricordi al tempo che fu come quando si diventa genitori e si racconta ai figli dei propri nonni o quando si diventa nonni e si racconta ai nipoti dei propri genitori. In una strana evoluzione del dolore che diviene ricordo e si ama il tempo di quel che è stato, come gli occhi umidi misti al sorriso di esser lì quando si va a trovare i propri defunti al cimitero e quel dolore assume sembianze tutte sue.
E come si può qualificare un dolore maggiorenne in relazione ad un estraneo? Ad un qualcuno che non hai mai abbracciato realmente? Siamo pieni di esempi di persone che si commuovono quando muore qualcuno di famoso. Qualcuno che con le sue gesta ha segnato epoche ed anni, artisti, sportivi e personalità politiche; folle ai funerali, stati tristi sui social, qualche lacrima i più sensibili e via si ritorna alla vita di ogni giorno e il pensiero torna li a quel dolore di tanto in tanto, nella maggior parte dei casi.

14 Febbraio 2004: Breaking News


Quando quel dolore diventa maggiorenne ti sembra surreale il ritornarci di continuo con la mente e ricordare precisamente l’istante esatto in cui ne hai avuto notizia. Ricordi dove eri, con chi eri e le luci arancioni di quella vecchia autoradio nera con le trasmissioni interrotte ed una notizia flash ( diciott’anni fa il termine Breaking news qui non si utilizzava) ed una voce cordiale ti faceva raggelare il sangue:
“Trovato morto in un Residence di Rimini il ciclista Marco Pantani, ancora riserbo da parte degli inquirenti sulle cause del decesso”.
Nel 2004 in Italia i social network non esistevano e nemmeno gli Smartphone su cui essere aggiornato in ogni istante di quello che succede nel mondo. Quell’autoradio con il suo gracchiare ti aveva lanciato un secchio d’acqua gelida e dentro eri così freddo che il clima di una notte di Febbraio ( quando l’inverno era ancora inverno) al confronto ti sembrava caldo.
Quello che successo poi è affare di tutti i giorni, giornalisti che innalzano a Santo quello che avevano etichettato come diavolo, le procure al lavoro il dolore immenso di un madre che continua a non riuscire a darsi pace, intrighi e bugie.
Quel dolore riesce ad esistere ancora a distanza di diciott’anni, ironia della sorte nel giorno consacrato all’amore ma quello che rende unico questa sensazione è che oltrepassa i confini del singolo e si getta nella collettività.

Lo spirito tra le montagne


E quel dolore che arde sopito in tutti noi torna a quell’amore folle che brucia impetuoso come fiamma pura ogni volta che la strada sale. E se quel cimitero di Cesenatico è riservato alle lacrime i sacrari di Marco sono le salite su cui ha fatto la storia, dipingendo capolavori assoluti.
Il Mortirolo, il Galibier, la Marmolada, l’Alpe d’Huez, Montecampione, Courchevel, l’alpe di Pampeago, il Mont Ventoux. Tutte le salite mitiche tra Alpi e Pirenei sono segnate dalle sue ruote, ancora oggi ci sono mani che scrivono come un quarto di secolo fa Pantani sull’asfalto e sulle rocce. Bandiere con il teschio dei pirati, striscioni inneggianti a lui, ancora oggi qualsiasi scalatore moderno ricorda di essere cresciuto col suo mito. Qualsiasi appassionato a bordo strada o davanti la TV ricorda mnemonicamente su quell’erta dove e come scattava Marco e quel dolore sopito esplode in tutta la sua potenza e quello strato di fuliggine si trasforma in una fenice che dal petto risale condensandosi in una lacrima versata di nascosto.

Marco Pantani per sempre

La stessa lacrima si materializza e discende flebile e delicata sul viso di chiunque che a qualunque età e su qualsiasi bici inforca una salita. Sotto il casco indossa una bandana come tanti anni fa e quella fatica alle gambe che diviene quasi conforto. Quella lacrima la si dedica sempre a chi ci ha insegnato che la fatica è bella e che la forza di volontà può farti andare più forte di ogni pendenza. Quel dolore è diventato maggiorenne e ci farà compagnia per tanti anni Quel dolore è di tutti, di chi ci è stato e di chi è venuto dopo e ne ha solo letto o visto video. Quel dolore è un figlio ormai adulto di tutti coloro che amano la bici e la salita, un maggiorenne chi ci ricorda quanto è stato grande Marco Pantani.

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