Generazione di Fenomeni: storia della storia della Pallavolo

credit immagine: Lorenzo Dallari e Paolo Reggianini (a cura di), Guida al Volley 92,.

Sembra assurdo pensare che qualche anno prima della Generazione di Fenomeni, la nazionale azzurra vivesse la Pallavolo come uno sport di contorno. Allenatori che non si dedicano prettamente alla Nazionale e organizzazione pari allo zero. Serve una svolta e la svolta si chiama Julio Velasco.

Un coach tutto Azzurro

La pallavolo ha un concetto semiprofessionistico in Italia, pochi i risultati ottenuti dai club, mediocri in ambito Nazionale. L’Italia ha bisogno di una rivoluzione e il tecnico argentino Julio Velasco è l’uomo giusto al posto giusto. Velasco diventa il primo coach dell’Italvolley che di dedicherà esclusivamente alla Nazionale Azzurra. Porterà con sé uno staff preparato, seguirà i propri giocatori attraverso dati per migliorarne il rendimento e introdurrà le sedute video per studiare gli avversari in modo maniacale.
A Settembre arriva l’Europeo, il primo vero banco di prova per i ragazzi di Velasco.

1990: Nasce la Generazione di Fenomeni

L’Europeo in terra svedese servirà agli Azzurri per scoprire se il “metodo Velasco” funziona. Ed in effetti, così sembra essere. L’Italia fa la voce grossa fin dalle prime gare, straccia tutti gli avversari, arrendendosi solo alla Francia. Primo posto nel Girone insieme ai padroni di casa svedesi e la febbre da Pallavolo inizia a salire. Si gioca per il podio. Italia e Svezia per il Girone A; Olanda e Unione Sovietica per il Girone B.

Sul Tetto d’Europa

Gli accoppiamenti della fase finale vedono gli svedesi vs i sovietici e gli Azzurri giocare contro quella Nazionale che diventerà una nemesi olimpica senza fine. Ma non questa volta.
Gli Azzurri in semifinale rifilano un netto 3 a 0 agli Olandesi, spedendoli dritti verso il gradino più basso del podio. La finale sarà vs la Svezia padrona di casa, squadra tosta ma già battuta nella fase a Gironi.
A Orebro andrà in scena una finale senza storia, con gli Azzurri che lasceranno alla Svezia un solo set, laureandosi Campioni d’Europa per la prima volta nella storia.
Il mondo del Volley ha ora una super potenza in più. L’Italia della Pallavolo scopre che vincere si può e che una fucina di talenti è pronta a sbocciare. Ma non c’è tempo di gioire, un altro banco di prova -durissimo- si pone davanti agli uomini di Velasco: arriva il Mondiale brasiliano.

Il Mondiale brasiliano

Brasile, Argentina, Cuba; senza contare le temute squadre europee vogliose di rivalsa. Il Girone dell’Italia è abbordabile e il 3-0 vs il Camerun servirà per rompere il ghiaccio e proseguire con un 3-1 contro la Bulgaria. Si sfida Cuba a testa alta. Gara che riporterà gli Azzurri sulla terra; un 3-0 netto che rimanda i ragazzi di Velasco agli Ottavi -e sulla terra-.
La sonora scoppola servirà per arrivare agli Ottavi di Finale del Mondiale concentrati, tesi il giusto e famelici. Una 3-0 alla Cecoslovacchia; 3-0 all’Argentina ai quarti e semifinale vs l’avversario peggiore che potesse capitare: il Brasile padrone di casa.

Sul tetto del Mondo

Il Brasile è spinto da una torcida verde-oro di rara bellezza. La gara si trasforma da competizione sportiva a ode omerica. Il match sarà tiratissimo: Lucchetta, Bernardi e Anastasi faticano a trafiggere la coriacea difesa brasiliana, capeggiata da un epico Mauricio Lima che sarà successivamente eletto miglior difensore del Mondiale. Ma anche il brasiliano dovrà arrendersi sotto i colpi dei nostri Azzurri, che rifilano un 3-2 storico e stoico ai padroni di casa e volano in finale vs quella Cuba che tanto male aveva fatto a Velasco e company nella fase a Gironi. Ma nello sport non esistono risultati già scritti e ogni gara fa storia a sé.
Nel caso di Italia- Cuba le parti si invertono come in un gioco di ruolo. L’Italia adesso sa di dover affrontare una super corazzata; Cuba ha dalla sua la certezza di aver già battuto gli Azzurri.
Velasco inizia il match molte ore prima. Le sedute video per studiare gli avversari saranno estenuanti. Ogni mossa, ogni contromossa, sarà vagliata dal tecnico argentino. Ma al campo spetta l’ultima sentenza.

Generazione di Fenomeni


Cuba parte forte e mostra la sua predominanza fisica. Il primo set è loro. Ma l’Italia ha un gioco di squadra fantastico e, rispetto all’anno dell’Europeo può contare sul giovane Andrea Giani e sull’esplosione di Marco Bracci. Ma saranno i veterani a metterci in carreggiata: Gardini, Zorzi e un set pari. Nel terzo set l’Italia tiene botta vs “el diablo” Despaigne e Lucchetta fa sei punti in battuta; ci portiamo sul 2 a 1. Il quarto set avrà un finale degno del miglior film di suspance, con gli Azzurri che si vedono annullare ben 8 match point dai Cubani. Ma poi Andrea Lucchetta recupera palla, Tofoli serve Bernardi e l’Italia sarà Campione del Mondo per la prima volta nella sua storia. Quel “Bernardiiiiii” riecheggia ancora nel cuore degli italiani, capitan Gardini che si issa sul seggiolone dell’arbitro e la certezza che Siamo una Generazione di Fenomeni, siamo una generazione di Fenomeni.

L’Olimpiade del Pelide Achille

Come tutte le grandi leggende anche la Generazioni di Fenomeni avrà il suo punto debole. Un tallone che diventerà un cruccio tanto grande, quanto delicato. Quella Nazionale non riuscirà ad ottenere la Medaglia dal valore più prezioso, chiudendo con 2 medaglie d’argento e 3 di bronzo. Ci andrà vicina ad Atlanta 96, ma ancora una volta l’Olanda trafiggerà il tallone con una freccia appuntita. Ma poco importa. Non vi è leggenda senza una sconfitta e nessuna sconfitta potrà mai scalfire il valore di un gruppo di ragazzi che sono entrati di diritto nella storia dello sport.

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