Roy Keane – Grinta, cattiveria ed un calcio al limite del gioco

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Roy KeaneCattivissimo me

Il calcio di Roy Keane non era fatto di creste, tatuaggi, tuffi al minimo contatto e sceneggiate. Il calcio di Keane, capitano, leader, icona del Manchester United, era una battaglia, senza troppi fronzoli. Il suo sangue irlandese gli imponeva di essere il capofila dei red devils quando si trattava di andare allo scontro. Lo sanno bene gli stinchi di Vieira; i due hanno messo in scena uno dei duelli più duri della storia del calcio.

“Guanti, sciarpe, cappelli, scaldacollo, e tutte queste altre cose non c’erano ai miei tempi. Sono un vezzo moderno che ha reso il calcio più ‘soffice’, lo ha rammollito. Non so nemmeno come facciano i giocatori a concentrarsi con tutta quella roba addosso”.  

Molteplici gli scontri, così come gli aneddoti dei compagni di squadra che, ormai calciatori affermati a livello mondiale, non provano vergogna alcuna nel raccontare episodi particolari riguardanti il loro capitano; ringraziandolo oltretutto per esser stato un esempio di grinta e disciplina.

“Ricordo che ci stavamo cambiando nello spogliatoio, vicino a me c’erano Giggs, Van NistelrooyRoy Keane. All’improvviso si sente un telefono vibrare, io capisco subito che è il mio. Lo avevo lasciato nei pantaloni della tuta con la vibrazione, Roy non riesce a capire da dove venga e comincia ad aggirarsi per lo spogliatoio come un pazzo, con gli occhi spiritati. Sembrava la scena di Shining in cui Jack Nicholson infila la testa nella porta. A un certo inizia a urlare come un forsennato: “Di chi è il telefono?!?”. Non risponde nessuno. Poi grida ancora più forte e io dico: “Scusa, è il mio”. Roy impazzisce, perde la testa e inizia a urlarmi in faccia. Non ho mai avuto così paura come in quel momento. Ma quel giorno ho imparato la lezione. Oggi tutto è cambiato, i giocatori restano incollati agli smartphone fino all’inizio della partita”.

Gerard Piqué

Un calciatore dal temperamento caliente. Il suo stile di gioco spesso al limite delle regole.
Nel campionato ’97-’98 durante una partita tra il Manchester United e il Leeds, Keane rimase a terra dopo uno scontro di gioco con il norvegese Alf-Inge Haaland, il quale, nell’occasione, gli rimproverò di star simulando un infortunio. Il responso medico fu grave, frattura dei legamenti del ginocchio. Le accuse dell’avversario, però, ebbero più effetto del colpo subito; inaccettabili per uno come lui.
Dopo 4 anni (Haaland era passato al Manchester City) i due si ritrovarono avversari in campo. Il derby era un’occasione troppo ghiotta. Nei minuti finali Keane entrò a gamba tesa proprio sul ginocchio di Halaand, un’entrata assassina che lasciò il vichingo a terra. Per il capitano dello United cartellino rosso, 5 giornate di squalifica e una multa da 150.000 sterline. Per il calciatore del City un ginocchio rotto.
Keane spiegherà l’episodio in modo inequivocabile: “Avevo aspettato abbastanza. L’ho colpito dannatamente forte. La palla era là, credo. Beccati questo stronzo. E non provare mai più a ghignarmi in faccia che sto simulando un infortunio”.

 

Da cattolico, come quasi tutti gli abitanti dell’isola di San Patrizio, avrebbe potuto pentirsi ma lui non lo fece. Aveva perso un ginocchio, in qualche modo se l’era ripreso.

 

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