Mondiali USA 94 e Mani Pulite – I giorni che (non) cambiarono l’Italia

Mondiali USA 94 – Mani pulite: la voglia di cambiamento di un paese.

Sommerso dalle critiche e dai malumori dopo la mancata qualificazione agli europei di Svezia ’92, Azeglio Vicini, il CT delle notti magiche, termina l’avventura alla guida della nazionale italiana.

Il presidente della FIGC, Antonio Matarrese, non ha in mente un semplice avvicendamento, piuttosto una vera e propria rivoluzione. Basta con l’Italia all’italiana, l’attendismo e difesa e contropiede. I tempi sono maturi per un’idea di calcio maggiormente propositiva, offensiva, fatta di organizzazione maniacale, pressing, fuorigioco e altri concetti capaci di tracciare un profondo solco con il passato.

Sono i giorni che fanno diventare comuni due banali parole ,“mani pulite” -che pure messe l’una appresso all’altra non richiamano certo concetti originali-, ma che da qui in avanti assumono un significato del tutto nuovo.

L’opinione pubblica e quella degli addetti ai lavori convergono nella voglia di rinnovamento, sostenendo con forza due nomi che lo simboleggiano alla perfezione: Arrigo Sacchi -ex allenatore del Milan, con il quale ha vinto tutto e incantato le platee del continente- e Antonio Di Pietro -ex metalmeccanico emigrato in Germania passato alla magistratura-.

Se per il CT di Fusignano qualche scettico avanza perplessità circa la trasposizione dei suoi metodi in nazionale -dove il tempo per allenare il fisico e la mente dei calciatori non sarebbe sufficiente-, per Tonino da Montenero di Bisaccia è più difficoltoso trovare oppositori. Vengono messe in vendita t-shirt con la sua effigie e la scritta “Forza Di Pietro!”; nelle manifestazioni di piazza si intonano cori come “Di Pietro campione”, “Facci sognare, Di Pietro facci sognare” e all’esterno dello stadio di San Siro appare uno striscione che recita “Di Pietro meglio di Pel锓Il calcio è il riflesso della nostra società” -sostiene Aimé Jacquet, l’allenatore transalpino che nel 1998 alzerà al cielo la coppa del Mondo- e sembra proprio che le vicende di questi mesi facciano media. A mettere le manette a Mario Chiesa per la vicenda del Pio Albergo Trivulzio -la mazzetta che segna l’inizio di Tangentopoli-, è il carabiniere Roberto Zuliani, conosciuto da Di Pietro durante una partita di calcetto. Di Pietro giocava in porta. Dalle indagini pare emergere che per pilotare le estrazioni delle commissioni che gestiscono gli appalti, si ricorre al metodo della pallina ghiacciata. Il calcio è avanti di qualche anno.

Gli avvisi di garanzia della magistratura raggiungono decine e decine di politici e imprenditori -molti dei quali varcano le soglie delle carceri- e le confessioni rese le tangenti scoperti formano un elenco impressionante.

Falcone e Borsellino vengono ammazzati.

Dopo alcuni incontri di rodaggio, si fa sul serio con le qualificazioni per il mondiale di USA 94. Siamo nel girone con Portogallo, Svizzera, Scozia, Estonia e Malta. Passano le prime due, nessuno mette in dubbio la partecipazione degli azzurri alla fase finale. Nelle prime partite, però, non v’è traccia del calcio spumeggiante che tutti s’aspettano: arrivano due pareggi -contro Svizzera e Scozia- e un risicato 1-2 a La Valletta.

Il clima politico è infuocato, l’apparato istituzionale sembra poter crollare da un momento all’altro e i cittadini sono sconcertati. Bettino Craxi, segretario del PSI ed ex Presidente del Consiglio ai tempi di Sigonella -quando gli avieri italiani circondarono l’aereo con a bordo Abū ʿAbbās, i Navy Seal americani circondarono aereo e avieri, e i carabinieri circondarono aereo, avieri e Navy Seal-, diventa il simbolo della politica corrotta e del malaffare.

I ragazzi di Sacchi inanellano sei vittorie su sette gare e chiudono al primo posto. Si va in America.

Con noi nel girone ci sono Messico, Irlanda e Norvegia e già si guarda ai possibili incroci degli tabellone. Ma il risultato del campo non tiene conto di pronostici e speranze, così il Gruppo E finisce con tutte le squadre a pari punti e pari differenza reti.

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Classifica Gruppo E (Fonte: Wikipedia)

La Norvegia, incapace di segnare più di un gol, fa le valigie e torna in Scandinavia; l‘Italia, grazie alle cinque reti di Salenko che devastano la differenza reti camerunese, viene ripescata come migliore terza.

E’ nei modi di fare, nella mentalità che si devono di spezzare le catene che ci legano ad atavici fardelli culturali, sociali, politici e sportivi. Il pensiero comune, anzi la certezza, è che l’Italia debba cambiare radicalmente, che stia cambiando o sia già cambiata; che, a ogni modo, si va verso un’Italia nuova, un’Italia migliore di quella che conosciamo. Perché i tifosi, gli italiani, non solo sono stufi di quella vecchia gestione, ma cominciano a ripudiarla e a tifare letteralmente per un repentino e sostanziale mutamento. A tifare anche fuori dagli stadi, come se fossero dentro a guardare una partita di pallone.

Le elezioni politiche italiane dello scorso marzo hanno visto affermarsi come primo partito una nuovissima formazione, nata solo qualche mese prima: Forza Italia, il cui leader, Silvio Berlusconi -presidente del Milan- offre un ministero proprio ad Antonio Di Pietro, che rifiuta.

E’ il 3 luglio 1992, tra due giorni c’è l’ottavo contro la Nigeria. Dopo lo spavento del girone, c’è bisogno di un sussulto collettivo, che ci si scrolli di dosso i tentennamenti. Che si alzi lo sguardo e si raddrizzi la schiena. E’ necessario che ognuno si assuma le proprie responsabilità. E bisogna farlo ora, perché nulla è più procrastinabile. C’è un obiettivo da raggiungere e il futuro di una gloriosa nazione in ballo.

Mancano due minuti al novantesimo, perdiamo 1-0 e giochiamo in dieci per l’espulsione di Zola. Ad Abuja non sono ancora terminati i festeggiamenti per essere divenuta la nuova capitale del Paese africano che tutto è pronto per iniziarne di nuovi. “Finiamo in un clima sconfortante” sono le fioche parole che si irradiano dal microfono di Bruno Pizzul. Non ci crede lui, non ci crede più nessuno. A parte Roberto Baggio, ovviamente.

Ai quarti c’è la Spagna. Caminero pareggia il vantaggio di Dino Baggio, ma all’87 della ripresa Roberto timbra di nuovo il cartellino che vale l’accesso alla semifinale contro la sorpresa Bulgaria.

La partita è in programma per il 13 luglio, ma non è l’unico importante appuntamento in calendario. Di qua dall’oceano, nelle stanze di governo, si emana un decreto legge -il decreto Biondi per le istituzioni, il decreto “salvaladri” per i contrari alla decisione- che dispone gli arresti domiciliari in luogo della galera per la maggior parte dei reati di natura corruttiva e amplia le ipotesi di patteggiamento.

La nuova Italia soffre, ma avanza. Baggio Roberto realizza ancora una doppietta ed è finale!

Ad attenderci c’è il Brasile di Taffarel -portiere in forza alla Reggiana-, Aldair -alla Roma-,  Romario, Ronaldo -diciotto anni e un esordio nella competizione che si fa attendere- e tanti altri fenomeni. E’ la squadra favorita, è la squadra giusta da affrontare, perché le rivoluzioni che passano alla storia si fanno spodestando i più forti.

A Pasadena, davanti a oltre 94 mila spettatori, il risultato non si sblocca nemmeno dopo i supplementari. Si va ai rigori e, purtroppo per noi, ne sbagliamo troppi.

Sbaglia capitan Baresi, dopo il recupero lampo dall’infortunio al ginocchio.

Sbaglia Massaro.

E sbaglia anche l’uomo che ha traghettato i sogni di milioni di italiani fino in California.

La differenza tra i romanzi e la vita è che il finale non puoi scegliertelo.

Fortunatamente arriverà il 2006, con Seven Nation Army dei White Stripes, la Coppa del Mondo e Di Pietro Ministro delle Infrastrutture.

“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”, Il Gattopardo, Tomasi di Lampedusa.

 

 

 

 

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