Dražen Petrović – Il Mozart del Basket che stupì il mondo dell’NBA

credit immagine: Cavic = Steve Lipofsky.

Dražen Petrović è stato uno dei migliori giocatori europei che abbiano mai giocato in NBA. Uno dei primi non americani a far innamorare i palazzetti dello sport a stelle e strisce. I vari Nowitski, Parker, sono venuti fuori molto dopo. La sua azione tipo: uno contro uno, arresto, tiro, “ciaff!”.
E’ storia una partita disputata con la canottiera dei Nets contro gli Huston Rockets. Vernon Maxwell, guardia dei Rockets dichiarò nel prepartita: “Deve ancora nascere un europeo bianco che mi faccia il culo”. Dražen in risposta realizzò 44 punti.

Quel maledetto 7 Giugno

qualificazione della nazionale croata contro la Polonia. Dopo la partita (in cui mette a referto 30 punti) Dražen sceglie di tornare in Croazia in macchina con la fidanzata Klara Szalantzy (attuale moglie di Oliver Bierhoff) e non in aereo con il resto della squadra. Una scelta che si rivelerà tragica. Durante il tragitto muore in un incidente d’auto presso Denkendorf (Germania) a soli 28 anni. La Volkswagen Golf guidata dalla fidanzata si è scontrata con un camion che viaggiava nel senso opposto che, sbandando, ha invaso la corsia nella quale viaggiavano, uccidendo sul colpo il giocatore e ferendo la fidanzata e un’altra donna che viaggiava con loro. Petrović, che non aveva la cintura di sicurezza allacciata, stava dormendo al momento dell’incidente.

Lutto nazionale

La NBA ha osservato il lutto su tutti i campi e i Nets hanno ritirato la maglia numero 3. Per i croati è tutt’ora considerato un eroe nazionale, il personaggio-simbolo della loro giovane nazione. In Croazia, il 7 giugno, giorno della sua morte, è ancor oggi giornata di lutto nazionale.
Nel 2010 la rete televisiva americana ESPN ha prodotto un film-documentario intitolato Once Brothers, che vede come protagonisti il serbo Vlade Divac e lo stesso Petrović, trattando l’amicizia tra i due campioni, le loro carriere in nazionale e in NBA, la difficoltà nel loro rapporto durante le guerre jugoslave.

Un talento innato abbinato a quella maniacale voglia di perfezione. Un cecchino infallibile dalla classe cristallina; un direttore d’orchestra capace di suonare sinfonie uniche. Son passati 30 anni da quel maledetto incidente, un quarto di secolo, eppure ancora oggi siamo qui a parlare di Dražen come uno dei più forti giocatori della storia del basket. Perchè i miti si sa, non moriranno mai.

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