Il Kaiser 2.0 – Si inventa giocatore della Juventus, ma c’è chi ha fatto meglio

credit immagine: James Willamor.

Il Kaiser 2.0 – Storia dei più grandi geni del calcio che non hanno mai saputo giocare al calcio

 

“Cos’è il Genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione.”

Così Gastone Moschin alias Rambaldo Melandri nell’indimenticabile scena di Amici Miei Atto I, di Mario Monicelli, per commentare lo scherzo del Necchi.

 

Dionicio Farid Rodriguez – Il giocatore bianconero che nessuno ha mai visto

Nel mondo dello sport di autentiche genialate nel corso degli anni ne abbiam viste parecchie. Alcune sotto forma di flebili marachelle presto dimenticate, altre veri e propri colpi da maestro da oscurare anche la burla delle finte statue del Modigliani. Una delle notizie che sta rimbalzando negli ultimi giorni su tutti i maggiori quotidiani sportivi del mondo, narra di una storia proveniente dal lontano Messico. Dionicio Farid Rodriguez, ragazzo diciannovenne messicano è riuscito a mettere sotto scacco i maggiori quotidiani sportivi messicani con una trovata più unica che rara.

Dai Pumas alla Juventus

Autografi, foto, interviste e scatti rubati sui social della sua carriera in bianconero. Partite, goal ed il sogno che diviene realtà: dalle giovanili bianconere alla possibile convocazione per il prossimo match di Champions League! Un sogno divenuto realtà per chi con fatica ha iniziato a muovere i primi passi con la maglia dei Pumas prima che alcuni dirigenti bianconeri lo notassero per poi portarlo a Torino.

Una delle tante favole che il calcio ci ha regalato? si, favola appunto. Perchè in verità Dionicio Farid Rodriguez è riuscito a mettere in piedi un vero e proprio spettacolo, senza tralasciare nulla al caso, inventandosi una storia che ha fatto il giro del mondo e come una fulminazione rievoca in noi antichi miti.

IL KAISER

 
Botafogo, Flamengo, Fluminense, Vasco Da Gama, Independiente. Squadre blasonate, squadre che fanno di chi può annoverarle nel curriculum, se non un fuoriclasse, senza dubbio un calciatore di assoluto spessore. E quello di Carlos Henrique Raposo parla chiaro.
 
E’ la voce “presenze” che fa pensare. Nel corso della sua lunga carriera tra Sudamerica e Europa, Raposo, detto Kaiser per via di un fisico che ricordava quello di Beckenbauer, è sceso in campo solo 34 volte, mettendo a segno 0 gol. No, nessun errore: 20 anni di carriera, 34 presenze, 0 gol. Semplicemente, Carlos, era una schiappa; uno di quelli che andrebbero in panchina anche al calcetto rionale, che rimarrebbe per ultimo se, come i ragazzini, le squadre si facessero a “chiamata”.

Un sistema infallibile

Erano gli anni ottanta e le informazioni circolavano in maniera estremamente diversa da oggi. I suoi legami con grandi campioni e molti giornalisti fecero il resto. Quando un calciatore amico firmava un contratto, lui riusciva a farsi inserire come contropartita e, subito dopo la firma, commissionava un articolo su qualche testata sportiva, che esaltava le sue doti calcistiche. Lui ripagava le cortesie con serate a base di donne e alcol. Il Kaiser curava nei minimi particolari la sua immagine da star e girava sempre con un finto cellulare, quando i telefonini non ce li aveva nessuno, sostenendo conversazioni in finte lingue straniere con immaginari procuratori. Precaria condizione fisica, finti infortuni e baruffe create ad arte per essere messo fuori rosa, erano gli stratagemmi usati per prendere tempo… e stipendio. Quando i dirigenti capivano che Carlos era una pippa, lo licenziavano, ma gli emolumenti intascati erano più che sufficienti per godersi la vita, in attesa di un nuovo ingaggio.

 
Sembra assurdo, ma funzionò davvero e funzionò a lungo. E allora non importa se non sapesse fare più di qualche palleggio, perché lui, il Kaiser, così come il giovane messicano Dionicio Farid Rodriguez è da annoverare di diritto tra i geni assoluti del calcio di tutti i tempi.

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