Lou Gehrig – La forza dell’addio rivolto al mondo

credit immagine: Harris & Ewing .

Lou Gehrig Day – New York / Yankee Stadium _ 4 Luglio 1939. Questa data per gli americani ricorda il giorno dell’indipendenza, ma circa ottant’anni fa davanti a 60.000 spettatori, Lou Gehrig commuove il mondo. Idolo dei New York Yankees. Vincitore per ben 6 volte delle World Series. 2 volte MVP della Lega. Recordman assoluto con 2130 partite consecutive disputate dal suo esordio fino al suo ritiro (record battuto solo nel 1995). Annuncia a tutti in lacrime che per lui non c’è più nulla da fare.

Il mondo dello sport conosce la Sla

Due settimane prima, esattamente il 19 Giugno, il dottor Charles William Mayo gli diagnostica una sclerosi laterale amiotrofica. La SLA. Successivamente denominata “Morbo di Gehrig” proprio perchè quell’evento suscitò per la prima volta l’attenzione pubblica spiegandogli tutte le conseguenze che la malattia avrebbe portato. A partire da un progressivo indebolimento strutturale alla scomparsa dei muscoli, quindi la paralisi e scarse aspettative di vita (massimo tre anni). Quel giorno con un discorso di 277 parole interrotto soltanto dalle lacrime, si mostrò fiero al mondo intero. Non più tuttavia come l’eccellente giocatore di baseball, ma come un uomo giovane che andava incontro alla morte. Grato per la sua vita e senza lamentarsi del suo limitato futuro.

Un discorso straziante

Amici. Nelle due ultime settimane sarete sicuramente venuti a conoscenza del difficile momento che sto attraversando, ma voglio dirvi che oggi mi sento l’uomo più fortunato della terra.
Sono stato presente sul campo da baseball per diciassette anni e ho sempre ricevuto affetto e incoraggiamenti da voi che siete i miei fan.
Guardate questi grandi uomini. Chi di voi non vorrebbe essere al punto culminante della propria carriera solo per paragonarsi a loro almeno un giorno nella vita? Certo che sono fortunato.
Chi non considererebbe un onore il fatto di aver conosciuto Jacob Ruppert? E anche Ed Barrow, la persona più importante nel baseball? O il fatto di aver trascorso sei indimenticabili anni con Miller Huggins, il mio grande amico?
Oppure di aver trascorso i successivi nove anni con quel fantastico leader, brillante studente di psicologia e miglior manager che il baseball abbia mai avuto, Joe McCarthy? Certo che sono fortunato.
Quando la squadra dei New York Giants, una squadra che per batterla daresti anche il tuo braccio destro, e viceversa, ti fa un regalo, questo è fantastico.
Se tutti, fino agli addetti del campo o quei giovani vestiti di bianco, si ricordano di te perché hai vinto tanti premi, questo è fantastico.
Quando avete una suocera meravigliosa che si schiera a vostro favore nei battibecchi con sua figlia, questo è fantastico.
Se vostro padre o vostra madre lavorano sodo per tutta la vita per darvi un’educazione o per far sì che voi possiate allenarvi in qualche sport, è una benedizione.
Quando al vostro fianco avete una moglie forte che vi sostiene e che dimostra molto più coraggio di quello che abbiate mai potuto immaginarvi, è la cosa più bella che si possa desiderare.
Quindi concludo dicendo che forse sto attraversando un brutto periodo, ma ho tantissimo per cui continuare a vivere. Grazie.

4 for ever

21 luglio 1941. Lou Gehrig muore quietamente e coraggiosamente con dignità come è vissuto, lasciando dietro di sé il più nobile, fulgido ricordo che uno sportivo abbia mai lasciato. Nessuno Yankee porterà più il numero 4 sulla casacca e il suo armadietto all’interno dello spogliatoio dello Yankee Stadium verrà chiuso per sempre.

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