Marco Simoncelli: storia di una dannata ingiustizia. Ci manchi Sic

credit immagine: motoracereports – Picasa Web Albums.

Marco Simoncelli – Storia di una dannata ingiustizia

UNA DANNATA DOMENICA

Era una anonima Domenica mattina di inizio inverno, quando la mente non si rassegna ancora alla giornate più corte e alle temperature più basse.
La sveglia suona presto, il dubbio di averla dimenticata accesa viene dissolta da un lampo di lucidità post veglia, la gara di MotoGpGli occhi si accendono di una luce che difficilmente si nota dei giorni feriali. La gara è sul circuito di Sepang in Malesia, un circuito che ti riporta alle imprese di Michael Schumacher.
Si accende la tv, senza rinunciare al caldo delle coperte anche se già sai che balzerai in piedi nella parte decisiva della corsa. La speranza prima della gara è di vedere la conferma di Marco Simoncelli che tanto bene aveva fatto nelle ultime gare, andando vicino alla vittoria. Dall’altro lato del nostro cuore non può che esserci Valentino Rossi su Ducati, un matrimonio che fatica a decollare, pur trattandosi del matrimonio del secolo per tutti i tifosi italiani.

LA GARA

Il Sic parte un po’ dietro, per caratteristiche fisiche ha sempre faticato in piste dove si deve rilanciare in accelerazione la moto, e inoltre storicamente pativa il caldo afoso tipica della zona. Ma Marco non è solito cercare scuse. Si schiera sulla griglia, immancabile bacio sul casco da parte della sua fidanzata Kate e pronti a partire. Un rito romantico il loro, che si ripeteva a ogni gara, un saluto che serviva anche ad allentare la tensione nel modo migliore possibile. Si abbassa la visiera, parte il giro di ricognizione e si è pronti a partire. Lo scatto non è dei migliori, inizia la bagarre per la quarta posizione con Bautista, bagarre feroce, di quelle che non si vedevano ai tempi della 250cc.

LO SCHIANTO

All’improvviso accade l’irreparabile. In una maledetta curva Simoncelli perde il controllo della motocicletta, rimane aggrappato con tutte le sue forze per continuare la corsa ma la manovra lo porta in piena traiettoria verso un crudele destino. Arrivano Colin Edwards e Valentino Rossi e complice l’alta velocità rimangono inermi davanti all’inevitabile impatto. Dai telecronisti in cabina fino ai telespettatori a casa, permane un totale stato di shock. Le drammatiche immagini corrono veloci, l’urlo straziante della fidanzata di Marco, la corsa in motorino del papà verso il luogo dell’incidente. Seguono attimi di speranza e forse di illusione, nessuno vuole pensare all’estrema conseguenza di quell’incidente. Poi arriva la notizia che lascia tutti attoniti, la voce commossa di Paolo Beltramo, che trattiene a stento le lacrime per aver perso un vero amico. L’annuncio è di quelli che nessun inviato vorrebbe mai dare, Marco Simoncelli a 24 anni ha perso la vita a causa del terribile incidente. 

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L’ENORME SENSO DI VUOTO

I ricordi sono confusi, il dispiacere di aver perso il Sic lascia spazio a rabbia e vuoto. I funerali, il via vai dei colleghi piloti per l’ultimo saluto, “Siamo solo noi” di Vasco Rossi -canzone preferita di Marco- cantata da amici e parenti a squarcia gola. E poi il rombo dei motori delle moto in griglia durante la successiva gara, la moto numero 58 ferma in garage ed un clima surreale che stenta ad abbandonare l’intero mondo dei motori. Il vuoto lasciato in griglia è enorme, vuoto che sarà poi riempito con la voglia di ritornare a vivere, quella stessa voglia che Marco Simoncelli ha sempre decantato e dimostrato in ogni attimo della sua breve vita. Oggi sono passati otto anni dalla sua morte, ma il ricordo e l’affetto verso il Sic è ancora vivo. Vivo attraverso le associazioni fondate dal padre e portate avanti da tutta la famiglia, da subito portatrice sana di forza e coraggio; vivo nel pensiero di tutti noi, che ricordiamo ancora con rabbia quella stella luminosa che si è spenta troppo presto. 

 

Diobò come ci manchi. Ciao Sic.

 

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